Roberta è il direttore artistico di una coraggiosissima Associazione Culturale che da anni si occupa di diffondere Musica e cultura in generale nella provincia di Caserta: il Club 33 Giri. Dieci anni di concerti in cui il club ha ospitato la maggior parte della Musica campana ed è riuscito ad estendere la proposta allargandola ad ospiti nazionali e internazionali, grazie ad un grande lavoro di team. Abbiamo raggiunto Roberta per le nostre “classiche” quattro domande:
Quanto è stato difficile promuovere e diffondere cultura in un contesto difficile come quello di provincia e cosa, nella tua percezione, vi ha permesso di essere “ascoltati”?
All’inizio della nostra storia di associazione, cominciata nel lontano 2012, il Club 33 Giri era sostanzialmente un luogo di ritrovo per ragazzi appassionati di musica e arte, un fulcro attorno al quale ruotavano tantissime istanze ed energie, le più diverse.
Tutte le attività venivano organizzate e gestite totalmente dal collettivo, che continuamente provava ad allargare il cerchio, a passare parole con amici e conoscenti. Negli anni tutto questo è rimasto invariato e l’associazione è diventata sempre di più punto di riferimento per artisti, band, scrittori, musicisti, spesso e volentieri provenienti anche da fuori regione, che volevano promuovere il proprio lavoro. E’ innegabile che promuovere nuova musica, far conoscere artisti emergenti, presentare libri appena usciti di autori giovani, non è sempre facile in un contesto come il nostro, quello di una media città di provincia dove spesso l’attenzione dei più giovani è focalizzata su altro, ma nel nostro caso posso dire che siamo riusciti a costruire una nostra piccola (o grande a seconda dei casi) e fedele rete di soci, che ha seguito sempre con interesse e partecipazione le attività proposte. Credo che quello che più ci ha permesso di essere “ascoltati” e soprattutto accolti con affetto è il clima che si è sempre respirato da noi in associazione, un clima informale, di scambio e condivisione, un clima spensierato e gioioso dove ognuno si è sempre sentito libero di proporre attività, musica, arte.
Il settore della Musica era già in crisi prima della situazione che stavamo vivendo e le sale dei club non sempre riuscivano a riempirsi per via di uno scarso interesse da parte del pubblico: credi che l’assenza forzata di questo tipo di eventi potrà portare ad un “ritorno di fiamma”, una volta ripristinata la situazione?
Sinceramente lo spero davvero. E’ un continuo rimbalzare di “mi mancano i concerti” sui vari social, questo promette bene, fa pensare che le persone si siano rese conto di quanto sia bello e importante condividere esperienze come quelle dei concerti o degli spettacoli teatrali o del cinema in sala. Io credo che gli appassionati, finito questo periodo, avranno ancora più voglia di ascoltare nuove proposte e di conoscere nuova musica. Io personalmente, prima di essere direttrice artistica, sono una grande fruitrice di concerti e una appassionata di musica, prima della pandemia la mia media personale di concerti in un anno si aggirava intorno agli ottanta, novanta appuntamenti. Capisci bene quanto sia cambiata la mia vita da un anno a questa parte senza concerti…mi sembra sia passata davvero un’eternità. Dal canto mio io non ho mai smesso di cercare artisti emergenti e di ascoltare i dischi in uscita per essere pronta, quanto si potrà riprendere ad organizzare, a proporre tante novità interessanti. Poi è inevitabile che non si potranno avere sempre le sale piene, questo accadeva prima e continuerà ad accadere, fa parte del “rischio di impresa” di organizzare un live. L’importante è non smettere di ricercare e di sperimentare e continuare a proporre novità e cose che si reputano interessanti e che si creda possano arricchire chi le ascolta.
Riuscite, tramite le attività dell’associazione, ad intercettare le fasce più “giovani” o percepite un maggiore distacco rispetto alla vostra generazione?
Quando siamo partiti eravamo quasi tutti poco più che ventenni, ora siamo quasi tutti trentenni o poco più. Chiaramente nel tempo il nostro target di riferimento è “cresciuto” con noi. In ogni caso spesso proviamo a proporre musica per intercettare le fasce più giovani, ospitiamo band emergenti della città o del territorio, ci piace ascoltare i giovanissimi autori e musicisti della zona, che hanno spesso cose molto interessanti da proporre. Queste band portano con loro una bella fetta di amici e giovani sostenitori che hanno così modo di conoscere anche le altre proposte dell’associazione e di avvicinarsi alle nostre attività.
Basta la passione per partire dal basso ed arrivare ad essere considerati una “realtà” o è necessario affiancarlo ad altri fondamentali elementi? E se sì, quali?
Per noi la passione è sicuramente un elemento fondamentale, la benzina che sin dall’inizio ha alimentato il motore di tutte le nostre attività. La nostra fortuna, come squadra, è stata quella di avere competenze molto varie all’interno del team del collettivo: tra noi ci sono grafici, fotografi e videomaker, fonici, musicisti, artisti. Tutti insieme abbiamo sempre lavorato affinché tutte le nostre attività fossero quanto più complete e ben fatte possibile, a partire dall’ideazione, passando per la promozione fino ad arrivare alla realizzazione dell’evento. Io credo che sia necessario aggiornarsi continuamente, ricercare, frequentare altri luoghi, andare a molti concerti, partecipare a tanti festival per arricchirsi della diversità e per cogliere i punti di forza per rinsaldare i propri e i punti di debolezza per correggerli. Il confronto continuo con gli altri, io credo, è fondamentale per non adagiarsi mai sulle cose che si sanno fare e per provare sempre a spostare più in là i proprio limiti. Questo è quello che, come collettivo, negli anni ci ha fatto crescere e migliorare.