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Antonio Cortesi è un musicista e A&R per Believe Distribution del settore musica classica, gli abbiamo fatto qualche domanda:

Ciao Antonio, non tutti conoscono come funziona esattamente la distribuzione dei ruoli all’interno di un’azienda musicale, potresti descriverci meglio il tuo lavoro?

L’industria musicale in generale è un ambiente molto fluido, dove spesso è difficile identificare con categorie fisse una determinata posizione lavorativa. La mia denominazione è quella di Talent scout più che A&R (anche se la seconda definizione mi emoziona molto di più per la tradizione discografica che si porta dietro!) ma la finalità è la stessa: capire quali artisti e quali prodotti musicali possono avere una buona risposta sul mercato e distribuirli digitalmente, e non solo. Si tratta di capire su che genere, su che tipologia di artisti sia meglio investire risorse e ovviamente saper prevedere un ritorno dal progetto artistico. Vivo con passione questo lavoro perché è votato all’ascolto, allo scoprire e al rapporto diretto con le persone. L’attività di scouting oggi passa attraverso molteplici canali: piattaforme di streaming, social media e il proprio personale network di conoscenze. 

Cosa ti spinge a lavorare con un artista piuttosto che con un altro?

Questa è una domanda difficile! In primis sicuramente c’è la qualità del lavoro artistico e il potenziale che potrebbe esprimere, poi seguono fattori importanti come la posizione nel mercato di riferimento, i numeri generati in passato e le previsioni di vendita. Questi elementi fondamentali però sono non sono tutto, il lato umano infatti è imprescindibile. La musica è fatta di persone e per quanto a volte il business ci distacchi da questa dimensione per me è sempre un punto di riferimento nelle mie scelte. Come distributore digitale l’indipendenza che viene lasciata all’artista è sempre massima ma i progetti che performano meglio sono spesso quelli dove si crea un legame di fiducia e dove si condivide una visione comune sulla direzione da intraprendere. La spinta a lavorare con un’artista viene proprio dal riconoscere nel progetto una propensione a crescere insieme.

Oggi per un artista emergente è molto semplice pubblicare e immettere sul mercato la propria musica, secondo te dovrebbe esserci un limite a questo? Il web è invaso di contenuti sonori. Non si rischia di perdere nel calderone uscite che potrebbero essere significative? 

Il rischio c’è e lo dico con rammarico, spesso accade di perdere contenuti sonori di valore in questo calderone che hai nominato. Credo però che quando un artista e coloro che lavorano al progetto hanno una visione chiara e una forte identità questo rischio va a scemare. Sono ottimisticamente convinto che qualità e convinzione del messaggio che si vuole condividere con la propria musica alla fine porti sempre risultati. Riguardo alla prima domanda che mi hai posto credo che non si possano mettere limiti alla libertà di condividere online il proprio prodotto artistico; allo stesso tempo però un artista emergente deve sempre tenere in conto che fare un’uscita digitale non è soltanto mettere a disposizione la propria musica di chi vuole ascoltarla ma significa anche costruire un progetto complesso, con delle tempistiche e con un piano promozionale efficace. 

In questo lungo anno senza musica dal vivo il silenzio sta diventando preoccupante e abbraccia in modo simile ogni genere musicale. Come immagini la ripartenza per la musica classica che vive quasi esclusivamente di teatri e concerti sinfonici? 

Non sai quanto mi manca l’emozione di un concerto in teatro, in un club o all’interno di un festival. Hai detto bene, la musica classica è il genere che più viene fruito nella sua dimensione live e le ripercussioni in questo ambiente sono state pesanti. La situazione attuale ha portato gravi danni al settore musicale in generale e a chi di concerti dal vivo ha sempre vissuto;
parlo di musicisti, maestranze, service audio, tour managers e tanti altri tasselli essenziali nel mosaico dell’industria musicale. La musica classica nello specifico da inizio 2020 si è fortemente digitalizzata, guardando il lato positivo credo che questo cambio repentino abbia ampliato il know how dei professionisti del settore: un insieme di conoscenze che ci porteremo dietro anche una volta che si ripartirà e sicuramente darà valore alle produzioni musicali. Attualmente non riesco a fare previsioni su come e quando si ritornerà ad una normalità ma credo che la ripartenza debba cominciare dalle idee e dalle soluzioni più imprevedibili, non quando tutto riaprirà ma già da oggi, ora!