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Per il primo appuntamento con lo spazio che, all’interno del nostro diario di bordo, dedicheremo alle esperienze di artisti e addetti ai lavori, ospitiamo Max Martulli, tour manager di progetti quali Afterhours, Levante, Diodato, Vasco Brondi e soprattutto esperto conoscitore dell’importantissimo mondo del “dietro le quinte”, al quale ha dedicato un docufilm in uscita, dal titolo “The Dark side of the show”. Gli abbiamo fatto qualche domanda:

 

– Una delle tue occupazioni “principali” è fortemente legata alla musica live per la quale la situazione che stiamo vivendo ha rappresentato una sorta di spartiacque tra “prima” e “dopo”. Qual è la tua idea di “dopo” per la musica live?

Se per “dopo” intendiamo con virus annientato, prevedo una enorme risposta da parte del pubblico a tutti gli eventi “live” che siano di musica o di qualsiasi altra forma artistica.Lla voglia di tornare ad una partecipazione collettiva sara’ gigantesca e le persone non vedono l’ora. Di conseguenza, tutti noi del settore ricominceremo a lavorare e a leccarci le ferite.

– Nel tuo docufilm “The Darkside of the show” dai luce ad una categoria che fino a poco tempo fa passava ingiustamente inosservata nel sistema musica italiano e internazionale. Credi che ci siano i presupposti per un upgrade in termini di riconoscibilità e soprattutto di diritti per queste figure?

Proprio oggi ho letto di un disegno di legge depositato in queste ore, che prevede una proposta vera di un “reddito di discontinuità” per tutti i lavoratori dello spettacolo. Sembra che qualcuno stia iniziando a capire l’importanza del nostro settore e, di conseguenza, l’importanza della cultura nel nostro paese, che da lavoro e versa contributi nelle casse dello Stato. Siamo circa 500mila lavoratori!

– Pensi che la storia della musica in termini di tendenze sia ciclica come gran parte delle mode o che ci sia ancora da sperimentare e che si continuerà ad andare esclusivamente “avanti”?

La Musica non ha nessun limite, in genere sono i super big a decretare gli stili di un determinato periodo storico, ma qui si parla di mainstream. Se pensiamo a quello che facevano i Kraftwerk negli anni ‘70 e a quello che hanno fatto i Daft Punk a partire dal 1995, possiamo notare che chi era precursore 50 anni fa è stato poi ispiratore con altre realtà’. Comunque, a mio modesto parere la sperimentazione di “nicchia” è stata sempre la porta di arrangiamento dei grandi successi. Gli artisti si sono sempre ispirati a vicenda e sempre sara’ così.

– Immaginiamoci in un futuro prossimo senza più un’emergenza da affrontare: la gente avrà più o meno voglia di Musica di prima?

Come dicevo alla prima risposta, la voglia di musica e spettacoli live sarà’ enorme, il pubblico sarà’ prontissimo e noi tecnici e artisti dovremmo trovarci pronti e all’altezza di stupire e creare cultura sempre di più’.

Photo by Alessandra Di Gregorio