FANALI – 21 Maggio il primo singolo “ANCHE” in uscita per Soundinside Records
Provenite tutti da esperienze musicali diverse e, in alcuni casi, ben consolidate. Com’è cominciare un nuovo progetto e, nello specifico, qual è il rapporto tra entusiasmo e “paura” che non funzioni come negli altri casi?
C’è sempre un fascino indescrivibile nei nuovi inizi. L’idea di fare musica in questa formazione era nell’aria da tempo, avevamo cominciato a concretizzarla poco prima del lockdown, che paradossalmente ci ha dato occasione di sperimentare un tempo (e un mood) senza precedenti nel lavorare alle composizioni. Il tutto è avvenuto in grande naturalezza quindi non c’è stato tanto spazio per “l’ansia da prestazione”: abbiamo fatto quello che sentivamo di fare istintivamente, per tentativi, senza porci troppi problemi su eventuali feedbacks. Di certo ci hanno entusiasmato tutti gli attestati di affetto e stima che abbiamo poi ricevuto.
FANALI si è evoluto e sviluppato – contro ogni tendenza – in piena pandemia globale: questo inizio ha avuto un po’ il sapore della “resistenza” nel vostro modo di affrontarlo?
Com’è naturale ognuno di noi ha avuto il suo approccio al momento storico, diciamo. Non ci siamo mai fatti grandi discorsi espliciti sul tema, ma tutti abbiamo avuto chiaro che la musica non doveva fermarsi, o comunque il dato è che noi abbiamo continuato a farne per naturale necessità.
Avete presentato il progetto con una performance trasmessa in streaming digitale, con il pubblico che ha potuto seguirvi esclusivamente online. Che rapporto avete con le nuove modalità di fruizione? Siete più nostalgici o più progressisti?
Abbiamo in ogni momento avuto presente che per noi niente può sostituire l’esperienza del concerto, quella che si nutre dello scambio con il pubblico. Non potevamo però pensare di aspettare un tempo imprecisato per proporre la musica che in questo tempo abbiamo realizzato, ci sembrava poco coerente. Ben venga qualsiasi forma di espressione (a patto che sia di qualità) se permette di non fermare la musica; e a proposito di qualità dobbiamo ringraziare tutti gli amici professionisti – anche loro fermi da mesi – che ci hanno prestato la loro arte per realizzare “Guardati dal mese vicino all’Aprile”: Sabrina Cirillo, Giacomo Citro e Fabio Gabbianelli, Antonio Dafe, Pietro Santangelo, Ernesto Nobili, Francesca Quaratino e tutti i ragazzi dell’ Asilo.
Una cosa che vi manca tantissimo del mondo musicale “pre-covid” e una che, invece, vorreste che non tornasse.
Ci manca ovviamente tutto quello che era caratteristico della nostra vita in musica: dalle prove ai km percorsi tra una data e l’altra incastrati nella strumentazione, i concerti, il contatto con il pubblico, le giornate passate in studio con i mille avventori del caso.Va però detto che il settore dell’intrattenimento così come lo conosciamo ha mostrato drammatici limiti. Al di là del suo lato “romantico”, la musica è un lavoro, un’industria di cui fanno parte migliaia di persone che si sono ritrovate da un giorno all’altro senza alcun tipo di tutela a causa di un sistema che necessita urgentemente di una riforma. Ci auguriamo che il “disastro covid” abbia aiutato colleghi e datori di lavoro a prenderne coscienza e che si possa al più presto tornare in scena consapevoli e in condizioni migliori.
Intervista a cura di Giampiero “Jum” Troianiello